GIUSEPPE CIRACI'
Pale d'altare al MAP




Ho già raccontato sul mio blog di questo artista, in occasione della mostra "Opere Scelte 2008-2014", tenutasi nel Palazzo Granafei Nervegna di Brindisi il 17 maggio 2014.
Giuseppe Ciracì si è diplomato con lode in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Lecce ed è docente di Arte e Immagine e di Discipline Pittoriche nelle scuole di primo e secondo grado. Ha ricevuto numerosi  premi e riconoscimenti e ha al suo attivo molteplici mostre in Italia e all'estero.
Ricordo ancora lo stupore nell'osservare la precisione delle pennellate e la limpidezza dei colori nelle sue opere di grandi dimensioni, ma anche i suoi disegni creati con tratteggi e chiaroscuri che rimandano ai bozzetti di Leonardo da Vinci, a volti e a parti anatomiche.
Un artista di valore, quindi, che è stato chiamato a sostituire le tre pale d'altare al MAP, Museo Mediterraneo dell'Arte Presente di Brindisi. Ritengo non sia facile prendere il posto di un altro grande artista, perchè ciò comporta inevitabilmente il confronto, benchè stili diversi non consentono di poterlo fare. Ciracì ne è stato all'altezza, senza ombra di dubbio. Un grande successo l'inaugurazione del 10 ottobre 2015, nella Chiesa di San Michele Arcangelo delle Scuole Pie, ora sede del MAP.




La pala centrale posta sull'altare maggiore, raffigura un San Michele Arcangelo ben lontano dalla classica immagine che tutti noi abbiamo.


"Un'idea per l'Arcangelo Michele"


Di una corporeità molto terrena nega il volto che svelerebbe, forse, la propria identità trascendente. Siede volgendo le spalle nude a chi guarda, come se volesse celare la spiritualità incontemplabile da noi mortali. Mi piace immaginare questa dualità di uomo/santo, la cui divinità si palesa solo nell'ala appena visibile, disegnata sulla spalla destra.
Lasciate volutamente visibili all'osservatore le varie fasi della creazione dell'opera, si può notare il disegno iniziale, il chiaroscuro della matita, per passare alla pittura lasciata anch'essa incompleta nel suo colore scolante.




Nelle altre due pale Ciracì vuole far riferimento al ruolo educativo appartenuto un tempo alla chiesa e che egli stesso ricopre, non senza rimarcare l'attuale contesto problematico del sistema scolastico. Nella pala a destra dell'altare, denominata "L'Assenza", la situazione ritratta dall'autore si svolge in un ambiente che può essere un'aula nella quale la scuola del passato e quella contemporanea coesistono.




Una sedia, un vecchio pavimento, tre figure appena accennate, gli Scolopi, disegnati su ciò che risalta in primo piano: due mani che suonano un flauto traverso.
La caratteristica dell'incompiutezza dell'opera ed il titolo stesso vogliono richiamare l'attenzione sul progressivo impoverimento del compito educativo, su una scuola che "perde colore", che in un perpetuarsi di tagli viene sempre più svilita nel suo ruolo.




La terza pala, posta alla sinistra dell'altare, porta il titolo di "Ottantasei volte scuola". Giuseppe Ciracì coinvolge i ragazzi, che divengono parte integrante dell'opera stessa, che sono essi stessi l'opera, con i loro ottantasei disegni, sapientemente posti l'uno accanto all'altro. 




Sull'ampia tela, su quei piccoli disegni, sovrastano grandi impronte digitali dapprima marcate, che vanno, poi, gradualmente attenuandosi. Direi che il concetto è, pedagogicamente e psicologicamente parlando, perfetto: il maestro, quale educatore, instaura un rapporto particolarmente intenso con i ragazzi, che eguaglierei a quello fra padre e figlio, nel quale l'adulto trasmette il suo sapere, le proprie competenze e cure al ragazzo, accompagnandolo nel suo percorso di crescita, conducendolo amorevolmente alla maturità e, poco alla volta, mettendosi da parte, lasciandolo alla sua autonomia, donandolo al mondo. Estrema dolcezza in quest'immagine, quasi volessero accarezzare quelle impronte i piccoli adolescenti, proteggerli, guidarli, segno della profonda sensibilità dell'artista uomo e insegnante.




In una piccola sala attigua all'entrata della chiesa sono esposte altre opere di Giuseppe Ciracì che meritano d'essere viste, ve le mostro:








Avrei voluto soffermarmi anche su questi quadri, nella loro descrizione, ma preferisco lasciarvi il desiderio di andare ad ammirarli da vicino, anche perchè la mostra resterà visitabile al pubblico fino al 4 febbraio 2016.
In particolare avrei voluto "raccontarvi" dell'opera con la quale desidero concludere...




....ma credo che non basterebbe delicatezza alcuna per entrare, benchè in punta di piedi, nel profondo dell'intimo di Giuseppe Ciracì senza violarne i sentimenti...
Preferisco, quindi, terminare con un "invito" già espresso in altre occasioni, rivolto a chi anela alla conoscenza:

Se "ogni tanto" non fossimo superficiali, se ci chiedessimo il perchè delle cose, se GUARDASSIMO invece di VEDERE, se imparassimo a leggere nel cuore degli artisti, se avessimo la curiosità dei bambini, scopriremmo tesori nascosti e tenerezze infinite. 

Daniela Tateo




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